Necropoli etrusca
di Prato Rosello
Necropoli etrusca
di Prato Rosello
Artimino, Carmignano (PO)
Necropoli etrusca (fine VIII – VI secolo a.C.) caratterizzata dalla presenza di tombe a tumulo.
Procedendo dal borgo di Artimino in direzione di Prato Rosello, dopo aver raggiunto la Villa medicea e girato a destra verso Poggio alla Malva, subito dopo i campi da tennis, si prende un lungo sentiero che consente una piacevole immersione nella flora e nella fauna locale (daini e fagiani abitano intensamente il luogo) ed offre l’opportunità di osservare resti di strutture non ancora del tutto definite, ma comunque correlabili all’utilizzazione del territorio nell’antichità, si giunge ad un’ ampia e lussureggiante radura, quindi ad un sentiero appena segnato nella viva roccia dove inizia la discesa verso la necropoli.
Dall’alto si ha una straordinaria visione di questo versante del colle, che digrada sensibilmente in direzione del corso dell’Arno e che doveva apparire, fin dalle prime fasi della storia etrusca, costellato da tumuli, alcuni dei quali tuttora assai evidenti per la caratteristica conformazione emisferica del profilo esterno.
Numerose le tombe identificate – in buona parte già devastate ed erose nel corso dei secoli -, alcune sottoposte ad indagini archeologiche con esiti particolarmente felici: i casi più eclatanti, per quanto concerne i risultati delle ricerche, sono quello della
Tomba a pozzo di un Guerriero, di fine VIII-inizi VII secolo a.C., rinvenuta intatta all’interno del Tumulo B, e quello del Tumulo C, con una tomba a camera rettangolare a pareti monolitiche, preceduta da un piccolo vestibolo e da una scala splendidamente conservata; da quest’ultima proviene l’incensiere di bucchero (ultimo ventennio VII secolo a.C.).
Altri monumenti visibili sono la tomba a camera rettangolare del Tumulo B, con lungo corridoio di accesso e area lastricata antistante, e i Tumuli A, X e Z, con tombe camera a pianta rettangolare.
Necropoli di Prato Rosello
Il sito archeologico si trova in Artimino, nei pressi della Villa Medicea. La necropoli si raggiunge scendendo lungo la strada asfaltata in direzione di Poggio alla Malva e imboccando il primo sentiero che si diparte verso sinistra dopo i campi da tennis della Villa Medicea.
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I tumuli sono sempre visibili dall’esterno.
Tempo di percorrenza: 15 minuti a piedi. Percorso facile.
Visite didattiche
Informazioni e prenotazioni presso il Museo Archeologico di Artimino
Tel. 055 8718124
Visite guidate gratuite ogni 1° sabato del mese
Ritrovo ore 9,30 presso il Tumulo di Montefortini a Comeana
La visita proseguirà alla Necropoli di Prato Rosello a Artimino (trasferimento con auto propria) se le condizioni climatiche lo consentono.
Non è richiesta prenotazione.
A cura del Gruppo Archeologico Carmignanese
N.B. Le visite non si effettuano il 2 giugno e nel mese di agosto.
La necropoli fu identificata come tale da Francesco Nicosia, allora giovane archeologo della Soprintendenza, durante gli ultimi mesi del 1966 a seguito di sistematiche ricognizioni topografiche effettuate sul territorio artiminese, che consentirono la precisa individuazione dei tumuli A e B, al momento ben protetti sotto una folta impenetrabile vegetazione.
Tre anni dopo l’area fu investita da un incendio di notevoli proporzioni, che – spazzando via la fitta macchia che mimetizzava i tumuli – mise in evidenza i resti di altre sepolture monumentali, rendendo improrogabile l’inizio delle indagini archeologiche, proseguite poi periodicamente fino ad oggi dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana.
Numerose sono le tombe almeno identificate – in buona parte già devastate ed erose nel corso dei secoli – alcune sottoposte ad indagini archeologiche con esiti particolarmente felici, oltre al recupero di porzioni di corredi relativi. Oggi sono visibili i Tumuli A, B, C, Z, X.
Tumulo C
Appare costituito da una tomba a camera, cui si accede attraverso una ripida scala e un breve vestibolo. Le pareti della cella sono realizzate mediante grandi lastre di arenaria unite ad incastro, secondo una tecnica già attestata nella tomba dei Boschetti a Comeana e nel tumulo X di questa stessa necropoli.
L’elemento della parete destra, con probabilità rovinatosi durante le ultime fasi della costruzione è stato integrato mediante una struttura di lastre di arenaria disposte in filari orizzontali. Al centro, un monolite posto in verticale funge da pilastro di sostegno della copertura, suddividendo nello stesso tempo gli spazi interni.
Appartiene al corredo di questa tomba lo straordinario incensiere di bucchero con iscrizione incisa in alfabeto etrusco settentrionale. Insieme sono stati ritrovati una serie di balsamari di ceramica depurata e parti di altri vasi di bucchero, per lo più di forma aperta.
Tumulo A
Il tumulo A presenta una conformazione emisferica assai evidente, analoga a quella della montagnola artificiale originaria, ed appare costituito da due grandi ambienti, separati al centro da un’area ove si possono ipoteticamente identificare due cellette. I due ambienti sono realizzati con tecniche costruttive diverse, utilizzando pietrami di piccola pezzatura per l’uno e lastre di grandi dimensioni per l’altro; in quest’ultimo sembra plausibile riconoscere la camera vera e propria.
Dall’area del tumulo provengono un’anfora con coperchio, un cratere ed una kylix attici a figure rosse, riconducibili ad una sepoltura ad incinerazione databile tra la fine del VI secolo a.C. e gli inizi del secolo successivo.
Tumulo B
Questo tumulo, di notevoli dimensioni, è circoscritto da un tamburo circolare a basse lastre di arenaria disposte ordinatamente su filari orizzontali, sulla cui sommità aggetta l’ultima serie di elementi litici, con funzione di gronda.
Il centro del tumulo è occupato da una tomba a camera a pianta rettangolare preceduta da un ampio corridoio di ingresso, cui si accede mediante una breve gradinata. La camera conserva al centro un lastrone verticale con funzione di pilastro che divideva in due l’ambiente, costituendo nello stesso tempo un sostegno per il tetto a grandi lastre, in parte conservate in corrispondenza delle pareti lunghe.
La tomba si data intorno alla metà del VII secolo a.C.).
L’area del tumulo fu occupata precedentemente (fine dell’VIII – inizi del VII sec. a.C.) da una tomba a grande “pozzo” delimitata sulla sommità da una struttura circolare a piccole lastre di arenaria, regolarizzate in corrispondenza della superficie interna e pertanto funzionali ad identificare lo spazio compreso entro tale anello, quale area di rispetto per la stessa sepoltura. Sotto una serie di stratificazioni di pietrame che avevano sigillato la tomba fino ai giorni nostri, è stato identificato un cassone quadrangolare a lastre verticali, con pavimento costituito da un monolite e copertura formata da tre lastre poste in obliquo. La tomba è stata rinvenuta intatta e i reperti, come quelli del resto della necropoli, sono esposti nel Museo Archeologico di Artimino.
Tumulo X
Il tumulo X, indagato nel 1999, consta di una tomba a camera di piccole dimensioni, con pareti realizzate mediante grandi monoliti ben connessi tra loro con accurati incastri, presenti anche sulle due lastre poste ai lati della porta di ingresso. In corrispondenza della parte centrale della cella, una lastra piantata verticalmente doveva servire a sorreggere la copertura, oltre che a creare una spartizione interna.
Il pavimento, composto da lastre di varia forma e di spessore disomogeneo, tiene evidentemente conto della parziale suddivisone della cella. Per quanto riguarda la parte anteriore del monumento – assai danneggiata dall’azione selvaggia dei violatori – sembra di poter distinguere una sorta di vestibolo, cui si doveva accedere mediante un tratto fortemente ripido. Fra i materiali recuperati si ricordano un grande coltello di ferro e parte di un cinerario di impasto con ansa composta da un bastoncello fra volute, ispirata con probabilità a prototipi metallici della prima metà del VII secolo a.C.
Tumulo Z
Indagato tra il 1999 e il 2000. Il dromos (corridoio di ingresso) lungo e stretto, realizzato con blocchi piuttosto regolari di medie dimensioni, consente l’accesso alla camera sepolcrale, dalla quale appare diviso per mezzo di due elementi litici di piccole dimensioni, probabili resti dell’originale supporto architettonico della chiusura. La camera, a pianta rettangolare, è occupata da una massicciata larga e compatta.
Al crollo ordinato e composto delle lastre di copertura può essere attribuito il merito di aver preservato fino ad oggi una parte assai significativa del corredo funebre.
Fra i reperti si ricordano in particolare il cinerario di impasto, decorato in corrispondenza della spalla con una serie di sfingi impresse; vasi con copertura totale in stagno, che garantiva agli oggetti la lucentezza e la nobiltà dell’argento e unguentari. Seconda metà del VII sec. a.C.