15 giugno – 10 novembre 2024

L’esposizione ha voluto presentare al pubblico un nuovo cospicuo nucleo di oggetti d’avorio provenienti dalla tomba a tholos del tumulo di Montefortini a Comeana (650-630 a.C. circa). Questo grande mausoleo ha infatti restituito uno straordinario corredo eburneo, in parte (restaurato tra la fine degli anni ’90 del XX secolo e i primi anni del XXI) già esposto in una sezione del Museo Archeologico di Artimino, mentre un’altra parte significativa tra il 2022 e il 2024 è stata oggetto di un intervento di ricerca, documentazione e restauro nell’ambito di un progetto realizzato in sinergia dal  Comune di Carmignano e dalla Soprintendenza ABAP di Firenze, Pistoia e Prato, messo in atto con un importante sostegno finanziario dell’Ufficio Federale della Cultura (UFC) della Confederazione Svizzera, nonché con un contributo della Regione Toscana per la realizzazione della mostra.

Come quelli già esposti in museo, si tratta di reperti di straordinaria fattura, decorati con motivi per lo più di tradizione vicino-orientale e greca, che testimoniano la ricchezza e il livello culturale raggiunto dai gruppi gentilizi che si affermano in epoca orientalizzante anche nel territorio dell’etrusca Artimino. Si tratta di ottanta piccoli grandi capolavori, tra i quali placchette intagliate che – insieme ad altre già esposte nel Museo – dovevano rivestire un sontuoso elemento d’arredo, e altre placchette di dimensioni minori sia incise che a bassorilievo, immanicature e pissidi incise e a rilievo decorate con teorie di animali fantastici e reali, caratteristici dell’imagerie orientalizzante, ma anche con una nuova significativa testimonianza rapportabile alla saga di Odisseo che nel VII secolo a.C. doveva già circolare anche in Etruria; infine statuette e testine d’avorio e animali fantastici e reali a tuttotondo.

Il progetto scientifico e la mostra sono stati curati da Maria Chiara Bettini (Museo Archeologico di Artimino) e Massimo Tarantini (SABAP –Fi); l’allestimento e il progetto grafico si devono all’arch. Alessandro Nocentini; i restauri sono stati realizzati da Laura Benucci e Agnese La Torrata per la ditta Atlante di Grosseto, con la consulenza di Franco Cecchi, i disegni da Lapo Baglioni.