La Rocca, o Castello, di Carmignano è stata oggetto, fin dal suo primo impianto, di contesa e di numerosi scontri in virtù della sua posizione privilegiata per il controllo del territorio circostante – a confine tra le città di Firenze, Pistoia e Prato – e dei traffici diretti verso l’Italia settentrionale.
La più antica testimonianza circa la presenza di una corte a Carmignano è contenuta in un documento del 998 in cui Ottone III di Sassonia donò questa terra alla chiesa di Pistoia. Fu a questo punto che si rese necessaria la costruzione di una struttura fortificata, cui fece seguito, nel XII secolo, l’incastellamento dell’area circostante. Dopo che i fiorentini erano riusciti a sottrarre la Rocca ad Ildebrando, vescovo di Pistoia, questa cadde nuovamente nelle mani dei pistoiesi nel 1125.
Tra il 1228 e il 1237 l’esercito fiorentino riuscì ad assediare il Castello distruggendolo e abbattendo la torre. Pochi anni dopo (1242) Pistoia riconquistò Carmignano che, sempre nel XIII secolo, sarebbe diventato comune rurale.
Agli inizi del Trecento il Castello fu ceduto da Musciatto Franzesi (pistoiese) ai fiorentini, che demolirono ancora una volta la Rocca e le mura perimetrali.
Nel 1315 Carmignano passò di nuovo sotto il dominio di Pistoia, ma poi, nel 1324, di nuovo sotto quello di Firenze, su iniziativa degli abitanti del comune che mal sopportavano la “tirannia” di Filippo Tedici.
Nel 1325 la Rocca fu conquistata da Castruccio Castracani, signore di Lucca e alleato di Tedici, che decise di fortificarla ulteriormente. Nel 1343 Carmignano, insieme ad Artimino e a Bacchereto, passò sotto il dominio della Repubblica di Firenze, questa volta per sempre (o almeno fino ai giorni nostri quando l’intero comune è passato alla provincia di Prato). All’epoca all’interno della Rocca avevano sede la podesteria e il palazzo pretorio.
Facendo un salto cronologico arriviamo ai primi anni dell’Ottocento quando, in seguito ad una lite tra il Comune e la famiglia Cremoncini per il controllo della Rocca e dei terreni circostanti, questi ultimi ne ottennero il possesso che, agli inizi del Novecento, passò ai fratelli Petroni. L’ultimo privato che è stato proprietario della Rocca, prima dell’acquisto da parte comunale, fu il commendatore Umberto Bigagli.
I pochi resti della Rocca, rimasti in piedi dopo secoli di lotte e distruzioni, furono in parte demoliti nel 1827; successivamente solo alcune strutture furono sottoposte a restauro e ricostruite.
Delle mura di difesa resta il circuito più esterno risalente al Trecento e al Quattrocento, parzialmente integrato e ricostruito nelle epoche successive. Il Campano (realizzato nel Cinquecento su preesistenze) invece, posto in corrispondenza dell’ingresso alla struttura e caratterizzato da una cella campanaria e da un orologio, fu restaurato una prima volta nell’Ottocento e successivamente nel 1912. Entro le mura trecentesche un piccolo edificio a pianta quadrata fu costruito nell’Ottocento sul basamento di un torrione medievale (il cosiddetto maschio della Rocca); intorno ad esso si conservano ancora i resti della seconda cerchia di mura che in origine era direttamente collegata al maschio.
La salita alla Rocca di Carmignano è d’obbligo per il turista che voglia conoscere a fondo la storia del popolo e del territorio carmignanese, senza dimenticare lo straordinario panorama che si gode da lassù con splendidi affacci sulla campagna circostante e sulla piana tra Firenze, Prato e Pistoia. Attualmente all’interno della Rocca, sia nel giardino che in stanze sotterranee (forse cisterne che garantivano l’approvvigionamento di acqua durante gli assedi) sono conservati – insieme ad un plastico che illustra com’era il Castello nel medioevo, alla ricostruzione di una cucina quattrocentesca e a foto di Carmignano all’inizio del secolo scorso – alcuni attrezzi agricoli che costituiscono uno spaccato sulla civiltà contadina dei tempi che furono.