Tumulo etrusco
di Montefortini
Tumulo etrusco
di Montefortini
Comeana, Carmignano (PO)
Il tumulo di Montefortini è il punto di riferimento essenziale per la conoscenza dello straordinario sviluppo culturale che investe il territorio di Carmignano nel periodo orientalizzante e costituisce uno dei più importanti monumenti archeologici della Toscana.
La collinetta artificiale, alta oggi dodici metri, ospita due tombe.
La più antica, collocata al centro, è una tomba a tholos (camera a pianta circolare) con vestibolo rettangolare e cella circolare del diametro di oltre sette metri, con una mensola ricorrente prima dell’imposta della copertura a falsa cupola (640-630 a.C. circa).
La tholos – cui afferisce anche una terrazza-altare destinata alla cerimonialità funeraria, ortagonale al tamburo e delimitata da una pseudo-gradinata – ha restituito un ricchissimo corredo funebre, sottoposto ad un complesso intervento di restauro, non ancora concluso, che annovera una rara coppa di vetro turchese, una serie di piatti su alto piede di bucchero, una quantità straordinaria di oggetti d’avorio scolpiti ad alto e basso rilievo, a tutto tondo, oppure incisi o lavorati a traforo: si tratta di placchette, piccole figure femminili e maschili, ma anche animali, elementi floreali, pettini, che proiettano le grandi famiglie etrusche del territorio in un vasto circuito di relazioni politiche ed economiche internazionali.
Alcuni anni dopo la costruzione della tholos, a seguito di un crollo forse dovuto ad un forte sisma, venne realizzata l’adiacente tomba a camera rettangolare, con monumentale corridoio d’ingresso a cielo aperto in fondo al quale un grande portale consente l’accesso al vestibolo quadrangolare e quindi alla cella, con mensola ricorrente in corrispondenza della parte superiore delle pareti e copertura a lastroni aggettanti a falsa volta.
I reperti pertinenti a questo secondo corredo, assai frammentari a causa dei ripetuti saccheggi nel corso dei secoli, attestano comunque la ricchezza della famiglia e le sue capacità di intrattenere rapporti ad ampio raggio, anche internazionali (fine VII – inizi VI secolo a.C.).
Tumulo di Montefortini
Direzione Regionale Musei della Toscana
Via Montefortini (Comeana) – 59015 Carmignano (PO)
Tel. 055 8719741
Aperto con ingresso gratuito
Aperture nel mese di dicembre 2024:
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- Lunedì*: ore 8.30 – 13.00; 13.30 – 17.00
- Martedì*: ore 8.30 – 13.00; 13.30 – 17.00
- Mercoledì*: ore 8.30 – 13.00; 13.30 – 17.00
- Giovedì**: ore 10.00 – 13.00
- Venerdì: ore 8.30 – 13.00; 13.30 – 17.00
Sabato 7/12 9.30 – 12.30
Domenica 1/12 9.30-12.30; Domenica 8/12 8.30 – 13.00; 13.30 – 17.00
*chiuso lunedì 9/12, da lunedì 23/12 a mercoledì 25/12 e martedì 31/12
**aperto giovedì 26/12 con orario 8.30 – 13.00; 13.30 – 17.00
Per informazioni telefonare allo 0558718124 in orario di apertura del Museo oppure scrivere una mail a parcoarcheologico@comune.carmignano.po.it
Visitabile anche in caso di pioggia.
Visite didattiche
Informazioni e prenotazioni presso il Museo Archeologico di Artimino
Tel. 055 8718124
Visite guidate gratuite ogni 1° sabato del mese
Ritrovo ore 9.30 presso il tumulo di Montefortini.
La visita proseguirà alla Necropoli di Prato Rosello (trasferimento con auto propria).
Non è richiesta prenotazione.
A cura del Gruppo Archeologico Carmignanese
N.B. Le visite non si effettuano il 2 giugno e nel mese di agosto.
Il Tumulo è alto attualmente circa 12 metri, probabilmente 3-5 metri meno che nell’antichità.
La tomba più antica – quella a pianta circolare (la tholos) – è stata indagata nel corso degli anni Ottanta del ‘900; ’altra, quella a pianta rettangolare, è stata riportata alla luce nel 1966 e da allora è sempre stata aperta al pubblico.
La tomba a tholos ha una cella circolare del diametro di oltre sette metri, con parete composta da filari di lastre di arenaria alla cui sommità corre una mensola sporgente verso l’interno di circa 30 centimetri; al di sopra della mensola iniziano i ricorsi di filari aggettanti della copertura che si restringono gradualmente fino alla sommità.
Ad essa si accedeva tramite un vestibolo rettangolare coperto a piattabanda, chiuso da un enorme lastrone che sbarra ancora oggi l’ingresso dal corridoio (dromos) a cielo aperto. A questa tomba afferiva anche una terrazza-altare destinata alla cerimonialità funeraria, posizionata ortogonalmente rispetto al tamburo e delimitata da una pseudo-gradinata.
Il ricchissimo corredo funebre (640 – 630 a.C.), sottoposto ad un laborioso intervento di restauro, comprende, fra l’altro, una splendida coppa di vetro turchese e una serie straordinaria di oggetti d’avorio scolpiti ad alto e basso rilievo e a tutto tondo, altri incisi e lavorati a traforo: preziose tavolette istoriate, figurine femminili e maschili (offerenti, guerrieri, cariatidi), animali fantastici e reali, appliques floreali, pettini, che attestano la solidità dell’aristocrazia locale in grado di intessere relazioni politiche ed economiche a livello internazionale, sia direttamente, sia attraverso la mediazione di naviganti greci o fenici.
L’accesso alla camera a pianta rettangolare è costituito da un monumentale corridoio (dromos) a cielo aperto – lungo più di 13 metri, largo 2,50-2,80 metri e con un’altezza massima di circa 3,50 metri. Nella parete di ingresso si apre il grande portale – manomesso da antichi violatori e originariamente sigillato da un poderoso lastrone oggi addossato alla parete sinistra del dromos – che introduce nel vestibolo quadrangolare antistante alla cella caratterizzata, come la tholos, dalla presenza di una mensola ricorrente lungo la sommità delle pareti. Entrambi gli ambienti sono coperti con lastroni gradualmente aggettanti verso l’interno (a “falsa volta”) le cui estremità si inseriscono nelle pareti d’ingresso e di fondo. E’ questo un sistema di costruzione che garantisce una grande stabilità, poiché il baricentro di ciascuna lastra ricade all’interno dell’elemento sottostante ed il peso finale della copertura viene a gravare prevalentemente sulle pareti laterali; la stabilità è ulteriormente assicurata dalla presenza del tumulo di terra argillosa, che grava sui lastroni costituendo un poderoso contrappeso e impone a tutta la struttura coesione ed elasticità.
Anche i materiali dei corredi di questa tomba, sebbene molto frammentari, rivelano la straordinaria ricchezza della famiglia: si ricorda la presenza di un balsamario di faïence di produzione egizia, elementi decorativi, placchette e pissidi d’avorio scolpite e incise, laminette d’oro, monili d’argento e d’oro, elementi e vasellame di bronzo, vasi di bucchero, oltre a due olle cinerarie che rimandano a tipologie note in ambito volterrano e ora documentate anche nella necropoli di Prato Rosello.
I corredi di entrambe le tombe sono esposti nel Museo Archeologico di Artimino.
I lavori di scavo, di restauro e di valorizzazione del complesso si sono svolti durante alcuni decenni a partire dal 1966, impegnando notevoli risorse finanziarie ed umane della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Mentre questi lavori procedevano, è stato sempre possibile visitare la tomba a camera rettangolare, la più recente delle due strutture funerarie accolte nel tumulo. I lavori del 2005 sono stati invece finalizzati all’apertura al pubblico anche della tomba a tholos ed alla sistemazione interna ed esterna dell’area, con la realizzazione dell’ impianto di illuminazione – che consente anche la fruizione notturna del complesso -, degli accessi e delle rampe: in particolare è stata collocata una scala in acciaio, sospesa alle travature della copertura della tholos e corredata di servo-scala che consente la visione dall’alto della tomba circolare.
L’apertura al pubblico dell’area di Montefortini si colloca in un programma di ricerca e valorizzazione dell’archeologia del territorio che Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e il Comune di Carmignano attuano da tempo in piena collaborazione e che ha prodotto anche l’apertura al pubblico della necropoli di Prato Rosello e la prosecuzione della ricerca nell’area di Pietramarina.