Dal 28 maggio al 15 dicembre 2020 al Museo Archeologico di Artimino ‘Francesco Nicosia’
Dopo quasi tre mesi di lockdown, finalmente il Museo Archeologico “Francesco Nicosia” di Artimino riapre con una mostra di reperti provenienti da Bologna. Se non ci fosse stata la pandemia, la mostra sarebbe stata oggetto di un meritato evento di inaugurazione di tutto rispetto, alla presenza di autorità, esperti, professionisti e cittadini. Invece il taglio del nastro è avvenuto giovedì 28 maggio in forma strettamente privata alla presenza del Sindaco di Carmignano Edoardo Prestanti, dell’Assessore alla Cultura Stella Spinelli e della telecamera di una TV locale.
Nella mostra vengono presentati i corredi funerari di quattro tombe della necropoli bolognese di San Vitale destinate ad individui maschili e femminili, databili al IX e all’VIII secolo a.C.
Si tratta di corredi rappresentativi di quegli aspetti culturali che ricorrono nei primi secoli della civiltà etrusca e che caratterizzano la cosiddetta cultura villanoviana. La definizione è convenzionale e deriva dal nome della località (Villanova, poco lontano da Bologna) dove fu individuata per la prima volta alla metà dell’800.
L’apparato illustrativo sintetizza quelli che sono gli aspetti più significativi della vita delle comunità etrusche in questi secoli: si viveva in capanne con il tetto di strami, raggruppate in villaggi dai quali gradualmente nasceranno le grandi città etrusche; si cremavano i defunti e si raccoglievano le ceneri per lo più in vasi di forma biconica coperti da una ciotola troncoconica. Le risorse naturali dell’Etruria e la sua felice posizione geografica facilitarono i rapporti con altre comunità più avanzate, portatrici di nuove tecnologie, e la inserirono in circuiti di scambio a lungo raggio.
Si tratta peraltro di un periodo storico che non è rappresentato nell’esposizione permanente del Museo di Artimino, poiché nel territorio non sono ancora state identificate testimonianze di rilievo del IX e dell’VIII secolo a.C., ma se ne ha un’eco significativa nella Tomba del Guerriero di Prato Rosello che, alla fine dell’VIII-inizi del VII secolo a.C. , ostenta i legami con la precedente tradizione villanoviana, ma è già proiettata verso la grande stagione orientalizzante.
La mostra, curata dalla direttrice del museo, l’archeologa Maria Chiara Bettini, è stata realizzata grazie al Museo Civico Archeologico di Bologna, che ha messo a disposizione i reperti nell’ambito degli scambi legati alla grande esposizione attualmente in corso a Bologna – “Etruschi, Viaggio nelle terre dei Rasna” – nella quale sono ospitati anche alcuni oggetti della tomba del Guerriero di Prato Rosello solitamente esposti nel nostro museo di Artimino.
La mostra è visitabile durante l’orario di apertura del museo.
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