Riconosciuta nel giugno 2013 Sito Unesco – Patrimonio Mondiale Umanità
La villa medicea “la Ferdinanda” fu voluta da Ferdinando I (1549+1609) come dimora dove soggiornare con i propri ospiti nei periodi di caccia, all’interno del Barco Reale, la grande riserva creata da Cosimo I.
Il progetto fu affidato all’architetto di corte Bernardo Buontalenti (1536+1608) e l’edificio fu completato in soli quattro anni, dal 1596 al 1600. Dopo alterne vicende, la villa, poco frequentata da Ferdinando I e dai suoi successori e pressoché abbandonata dai Lorena, fu venduta nel 1782 ai marchesi Bartolomei. Poi passò in eredità ai Passerini che la cedettero nel 1911 ai Maraini, cui si devono vari interventi di restauro. Alla fine degli anni Cinquanta fu acquistata da Emilio Riva che la spogliò della mobilia interna, vendendola all’asta. Dal 1970 la villa è di proprietà della Artimino s.p.a. ed ospita convegni, cerimonie ed altri eventi; dal 1983 al 2011 nei sotterranei ha ospitato il Museo Archeologico Comunale, recentemente trasferito nei locali del Borgo.
L’esterno – con i quattro avancorpi angolari e la struttura estremamente semplice – ricorda un edificio di carattere difensivo-militare, una sorta di castello-fortezza. La pianta è rettangolare. Il piano terreno, con i suoi grandi portoni che si aprono sui lati lunghi (uno sulla attuale facciata principale e l’altro sul retro), consentiva l’accesso ai cavalli e alle carrozze. Qui si trovavano anche l’armeria e le cantine. Dal piano interrato un corridoio scavato nella roccia conduceva ad un’uscita segreta lontana dalla villa. Lo scalone esterno – completato con le due rampe laterali a tenaglia soltanto nel 1930 sulla base dei disegni del Buontalenti – consente la salita al piano nobile e alla loggia sostenuta da quattro colonne tuscaniche (che a loro volta sorreggono un timpano in cui è inserito un busto di Ferdinando I) e decorata con affreschi rappresentanti le “Allegorie”, realizzati nel 1599 da Domenico Cresti, detto il Passignano (1559-1638), cui si deve anche la decorazione di alcuni ambienti interni.
L’interno della villa per volere di Ferdinando I non ricevette una decorazione eccessiva. Piuttosto preziosi e ricchi dovevano essere, invece, gli arredi. Tra gli ambienti interni sono da segnalare la piccola Cappella, interamente decorata dal Passignano; il salone dell’Orso che conteneva le tele di Giusto Utens (1599-1601), collocate nelle lunette, riproducenti le diverse Ville medicee; l’appartamento di Cristina di Lorena, costituito da tre ampie sale da una delle quali si accede allo Stanzino del Poggiale, una piccola stanza da bagno completamente affrescata.
L’edificio è noto anche come “Villa dei cento camini” per la presenza di numerosi comignoli sul tetto, uno diverso dall’altro, tanti quanti sono le stanze interne, che dovevano essere riscaldate durante le cacce invernali.
La villa comprende anche due strutture staccate dal suo corpo principale: un edificio che ospita oggi un ristorante, ma che era in origine l’abitazione del primo maggiordomo di Ferdinando I, tale Biagio Pignatta, e la Paggeria, dimora della servitù, oggi adibita ad albergo.